Il discorso del Direttore Generale all’inaugurazione del monumento Come Madre

Signor Presidente della Regione Siciliana,

Signora Prefetto della Repubblica Italiana

Onorevole Assessore alla Sanità

Onorevoli Deputati e Senatori del Parlamento Italiano

Onorevoli Deputate all’Assemblea Regionale Siciliana.

Signori Sindaci

Signor Commissario del Libero Consorzio ennese

Autorità militari e civili che nel presente e nel passato avete servito questo territorio.

Signori rappresentanti delle Istituzioni universitarie ennesi

grazie per esserci.

Signori Direttori sanitario ed amministrativo, signori ausiliari, infermieri, medici, dirigenti sanitari ed amministrativi che qui rappresentate tutti i dipendenti dell’ASP di Enna e dell’Umberto I° in particolare, grazie per esserci sempre stati Come madre: con impegno, con generosità, con compassione, con competenza, con gratuità, senza porsi altra domanda diversa dal come poter accogliere, curare, accompagnare, condividere gioie e sconfitte .

E’ a voi che è dedicato questo monumento che ricorda l’impegno con il quale avete servito gli ammalati di covid: Come madre: fino allo sfinimento, senza risparmiarsi mai da quel 9 marzo di due anni fa quando la prima paziente affetta da covid chiese, con gli occhi sbarrati per la paura, di poter essere da voi curata, di non essere strappata alla sua famiglia, alla vita.

Lo chiese ad operatori anche essi impauriti da un male oscuro, infido, contro il quale sembrava doveste combattere a mani nude, senza un vaccino, senza una cura.

All’inizio anche senza adeguati o completi dispositivi di sicurezza

Da quel giorno vi siete presi cura di ogni ammalato, di ciascun ammalato, nessuno escluso, accompagnandolo nel percorso di guarigione o quando impegno, scienza, compassione non sono bastati, assicurando la dignità del morire.

Da quel giorno la pandemia vi ha provati, ma non schiacciati; sferzati, ma non piegati.

Contro di essa avete combattuto con tutta la vostra capacità di resilienza, stringendo i denti, talvolta piangendo per una sconfitta, ma ritrovando subito l’energia per reagire, per andare avanti, facendo onore al vostro essere medici, infermieri, operatori, buoni samaritani.

Buoni perché generosi, buoni perché bravi, aperti come mai ad un lavoro di squadra, oltre che sanitario, anche umano.

Enna, la più piccola delle province siciliane è stata quella maggiormente martoriata dalla pandemia. Contro di essa, in pochi, avete combattuto senza le più ampie disponibilità di risorse umane sulle quali altri territori hanno potuto contare.

E’ stato il vostro senso del dovere a moltiplicare lo sforzo e i risultati.

Grazie alla vostra generosità abbiamo potuto mettere in campo opportunità di cura di gran lunga maggiori di quelle che, in proporzione a popolazione e personale, avremmo potuto limitarci a fare.

Non è stato questo il nostro metro di giudizio.

Avremmo, avreste potuto avere cento alibi per fare di meno: poco personale, pochissimi medici, ancor meno anestesisti.

E invece, avete accolto ammalati di altre province. Avete, soprattutto, consentito di continuare a curare le altre patologie. In alcuni casi, addirittura, a dispetto della pandemia, alcune branche hanno visto crescere i loro ricoveri e così, per quel che è stato possibile, nella misura massima possibile, il diritto alla salute in questo territorio è stato un diritto diffuso, universale, mai negato.

Abbiamo sperimentato in questa occasione la solidarietà, la complementarietà fra le diverse strutture ospedaliere della provincia, che ammainate le bandiere identitarie, si sono prodigate in un armonico impegno nel quale ciascuno ha svolto un ruolo che serviva a tutti e da tutti è stato condiviso.

Dovremmo fare memoria di tale esperienza, e continuare a credere nell’idea che o insieme ci salviamo o insieme periremo.

E che tempi nuovi hanno bisogno di risposte nuove.

Questo stesso senso di condivisione, lo abbiamo sperimentato con la Prefettura, con le forze dell’ordine, con i sindaci.

Ho il dovere di riconoscere come il vostro primo ed unico pensiero non sia stato quello di giudicare, ma poter contribuire a rendere più efficace la battaglia, come avvicinare le istituzioni alle persone, come abbiamo fatto con le vaccinazioni di prossimità che qui ad Enna, abbiamo per primi sperimentato.

Vi ringrazio uno ad uno.

Allo stesso modo ringrazio le organizzazione del volontariato, preziosi partner nella lotta alla pandemia: siete stati le nostre orecchie con le quali abbiamo ascoltato il territorio, le braccia con le quali l’abbiamo abbracciato, il supplemento di anima con il quale abbiamo affrontato la trincea del dolore e accolto, grazie a voi in modo ordinato, la domanda di salute.

Grazie anche ai tanti ragazzi, infermieri, informatici, psicologi, assistenti sociali, tecnici, medici, all’improvviso catapultati in prima linea a fornire supporto logistico ed operativo.

Abbiamo imparato a volervi bene, non meno di quanto ve ne vogliono chi avete curato, supportato, rassicurato. E, per quel che sarà possibile, asseconderemo senza perdere né un attimo, né una opportunità, le azioni che il Governo adotterà per salvaguardare un prezioso patrimonio di professionalità che certo serve alla vostra vita, ma anche alla nostra azione di tutela della salute.

Per quanto dolorosa sia stata questa stagione, per quanto essa sia stata segnata dal lutto, dall’impoverimento, dalla paura, che non dimenticheremo, essa è anche stata la stagione dell’impegno, della solidarietà, della condivisione.

Meglio di me, Nietta Bruno, ha sintetizzato in poesia lo spirito del tempo che abbiamo vissuto.

Questa toccante poesia, che tra un po’ ella stessa ci leggerà, l’abbiamo scolpita nella pietra perché potessimo conservare memoria di questo tempo, per poterlo consegnare alle generazioni che verranno, ma soprattutto perché in questo ospedale, nella nostra Azienda, superato il tempo della pandemia, ogni giorno venga vissuto senza mai dimenticare la nostra missione di servire la vita.

Non per noi siamo qui, ma per dare cura, condivisione, speranza, annullandoci per i pazienti, come madre per i figli.

A questo serve un monumento.

Per questo lo abbiamo voluto. Non per esaltare, per glorificare, per magnificare, ma per essere memento, ricordo.

Siete stati come madre, occorrerà continuare ad esserlo, giorno per giorno, nell’eroica quotidianità.

Non riesco a trovare altra similitudine che possa rendere così plasticamente l’idea del vostro essere stati al servizio dei sofferenti.

Chi più di una madre sa annullarsi per fare spazio, dentro di sè e nella propria vita, alla vita che ha generato?

Chi più di una madre sa nutrire il corpo e l’anima di un proprio figlio?

Chi più di una madre sa essere il porto sicuro nel quale ricoverarsi, trovare ristoro, quando le traversie della vita sembrano poterci affondare?

Lo sanno bene le tante donne di questa Azienda che hanno guidato, governato, realizzato i processi assistenziali.

Le tante Angela, Maria, Paola, Laura, Rosa, Luisa, Lorenza, Ornella, MariaConcetta, Marika, Anna, e così via, donne che – mi piace sottolinearlo il giorno dopo l’8 marzo – insieme a tante altre costituiscono quasi la metà dei responsabili di struttura della nostra Azienda.

Credo che il Maestro Giuseppe Branciforti abbia saputo rendere l’idea di questo impegno di cura, di generosità, di questo patto che oggi celebriamo, di continuare ad essere noi tutti, per quel che ci è possibile, come madre per i nostri pazienti.

E per questo lo ringrazio.

Tra qualche attimo potremo ammirare la sua capacità, anch’essa poetica, di raccontare con la bellezza la profondità del vostro impegno.

Il monumento è stato interamente finanziato dalla ditta Arena che ha voluto così assicurare la sua com-passione con il territorio in cui è nata ed è voluta rimanere, presidio di lavoro, dignità, di solidarietà, identità.

Grazie della vostra testimonianza e del vostro mecenatismo che abbiamo anche sperimentato con una generosa donazione che ci è servita, allo scoppio della pandemia, ad acquistare presidi di sicurezza

Voi, figli di questa terra, l’amate come madre e come madre la servite con passione, competenza, spirito imprenditoriale, dimostrando come sia possibile, se solo lo si voglia, poter fare impresa, impresa pulita, di servizio e non di rapina, anche in questa terra, premiando il merito, valorizzando i nostri prodotti.

Terminata questa inaugurazione, dopo avere ascoltato il signor Presidente della Regione e il signor Assessore alla salute, ci recheremo ad inaugurare il nuovo Pronto Soccorso, adeguato all’esigenze di tutela dei percorsi dedicati al Covid.

Archiviata la pandemia, ne aggregheremo gli spazi da oggi dedicati al COVID alla funzione ordinaria di accoglienza dell’emergenza, con apparecchiature dedicate, spazi confortevoli.

Anche questo risultato è il frutto della sinergia con il Governo, la struttura commissariale guidata dall’ing. D’Urso, il nostro ufficio tecnico che ringrazio.

Ufficio, si tecnico, ma con una grande anima e una infinita passione e pazienza!

Questa giornata dimostra come, per quel che dipende da noi, siamo in impegnati a leggere il bisogno, studiare le soluzioni e le opportunità, realizzarle.

Frutto dello stesso impegno, delle sinergie attivate è la clinica veterinaria, che subito dopo inaugureremo, piccolo gioiello che potrà segnare ulteriori spazi di collaborazione con le amministrazioni comunali, e che conferma la nostra veterinaria come punto di riferimento, di sperimentazione, di efficienza organizzativa non solo in Sicilia.

Per quel che dipende da noi, vi dicevo. Ma non tutto dipende da noi.

Soprattutto per il reclutamento del personale medico in alcune aree strategiche – cardiologia, anestesia, pediatria, pronto soccorso, igiene ed organizzazione dei servizi – a fronte di un’offerta di lavoro mai sazia nelle aree metropolitane, noi, come gli altri territori delle aree interne della Sicilia, non riusciamo a far fronte ai livelli minimi di dotazione per carenza di disponibilità di medici che vogliano prestare qui la loro attività.

Così, per assicurare i servizi siamo spesso costretti a sopperire alle carenze di organico acquistando prestazioni aggiuntive che onerano pesantemente il nostro bilancio al quale, così, sottraiamo risorse che vorremmo poter destinare all’adeguamento strutturale, al potenziamento tecnologico, al miglioramento dei servizi.

Come figli ad una madre, che sa che non può accontentarsi di non fare differenze fra i propri figli, ma deve assicurare una parità sostanziale quando questa manca, chiediamo al Governo Regionale di introdurre correttivi che garantiscano anche alle Aziende sanitarie delle aree interne di poter acquisire risorse mediche che diminuiscano il gap di quote inoccupate fra gli organici delle grandi aziende e le piccole.

Si ripeterebbe, altrimenti, anche in questa terra il patologico paradosso che in Italia segna il rapporto fra il nord del Paese e il Mezzogiorno, in ragione del quale, le zone già ricche sono sempre più ricche e quelle più povere, sempre più distanti dalla decenza media.

In assenza di provvedimenti correttivi dell’attuale squilibrio di opportunità, sarà sempre più difficile assicurare in questi territori una sanità attrattiva, capace di erogare servizi che dai nostri concittadini siano giudicati meritevoli di essere goduti, senza dover cercare altrove quello che qui è possibile e doveroso assicurare: una sanità attrattiva che è larga parte del tessuto connettivo, sociale ed economico di un territorio, e che alimenta anche la selezione di una classe dirigente capace di guidare i suoi processi di sviluppo.

La progressiva, e non sembri esagerato definirla così, desertificazione delle aree interne della Sicilia ha come possibile alternativa solo un’azione forte e consapevole di governo che voglia riequilibrare la loro minore attrattività stabilendo precedenze occupazionali che ribaltino il rapporto che oggi ci penalizza.

Da noi adesso si arriva solo dopo avere riempito gli organici delle aree metropolitane. Che così diventano più efficienti ed attrattive e penalizzano le aree interne che sempre più perdono popolazione, che in sanità è parte importante di finanziamenti, alimentando un circolo vizioso che è urgente fermare e ribaltare.

Occorre che, guidando il processo occupazionale, si possa arrivare nelle aree già prossime alla saturazione, solo dopo avere assicurato almeno un parziale riequilibrio delle dotazioni organiche delle piccole Aziende.

La vostra /sua presenza qui, è per noi un gesto di solidarietà concreta di cui eravamo certi e grati.

Esso è proiezione e si aggiunge ai tanti che dal Governo Regionale anche in questi ultimi tempi abbiamo potuto registrare.

Dal finanziamento dell’emodinamica, a quello dell’UTIN, dalla ristrutturazione dell’Ospedale di Nicosia al finanziamento della Rianimazione di Piazza Armerina, dall’Ospedale di comunità di Leonforte ed Agira, alle case di comunità fra le quali mi piace ricordare quella di Barrafranca, che restituisce alla comunità un bene nato dal male e risarcisce, in qualche modo, quella città di ciò che la mafia le ha sottratto in termini di legalità, sviluppo, servizi.

E poi, l’ex CISS, che nei prossimi mesi – i lavori sono già in avanzato stato di realizzazione – assolverà il ruolo di Covid Hospital per la Sicilia centrale, anticipando così quel progetto che vedrà Enna come punto di riferimento di un bacino almeno interprovinciale, in grado di sviluppare quella domanda di salute che una popolazione di soli 157.000 abitanti da sola non può assicurare, ma che è necessaria sia ben più numerosa per giustificare una nuova struttura sanitaria nella nostra provincia.

Costruire, infatti, una sanità di eccellenza, in profili specialistici ed avanzati, che possa far arrivare e soddisfare nel nostro territorio una domanda di salute in ambiti nei quali si possa stabilire un primato, una leadership, è una delle condizioni per dare futuro e dignità al cuore della Sicilia

La vostra dedizione, quella degli operatori sanitari che questo monumento ricorda, il senso di appartenenza, l’accettazione dell’idea che noi si debba lavorare il doppio per ottenere la metà di quello che più facilmente altri territori possono ottenere;

la solidarietà del governo regionale

l’intelligenza politica della classe dirigente di questo territorio, che sa che il futuro appartiene a chi lo sa immaginare e costruire con pazienza, determinazione, condivisione

le opportunità, che faremo di tutto per poter assecondare, legate alla presenza di due Facoltà di Medicina, che possono e debbono costituire un motore di formazione di intelligenze e di attrazione di professionalità di altissimo livello

sono le ragioni che al dolore di ieri, al pacato orgoglio di oggi, aggiungono la speranza nel domani.

Insieme, se Dio vorrà, e se noi, tutti, ci impegneremo, la realizzeremo.

A voi tutti, ancora e per sempre, grazie.

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