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Lettera di Arcangelo Russo in ricordo del dr Angelo Graceffa
Il dr Arcangelo Russo, primario dell’Ortopedia dell’Ospedale Umberto I di Enna, ricorda il dr. Angelo Graceffa, ortopedico nella sua Unità Operativa, deceduto assieme alla compagna, Sofia Giummo, nel tragico incidente stradale avvenuto a Sciacca nella giornata di ieri:
Angelo avrebbe cominciato questa lettera così: “Picciù v’è cuntari na cosa”
Io comincerei a raccontarvi di Lui mostrandovi quanti messaggi e telefonate ricevo da ieri sera. Credo che il miglior modo sarebbe farvi vedere il mio telefono, perché non è possibile dare una dimensione adeguata.
Angelo era un ragazzo amato trasversalmente da tutti. Non ha mai fatto una distinzione fra un poliziotto o un carabiniere, un muratore o un professore, un calciatore o un direttore. Quello che aveva da fare lo faceva, e quello che aveva da dire lo diceva, nel massimo rispetto ma con la massima schiettezza e semplicità. Semplice, si, era un ragazzo semplice. Pensate che quando lo vidi per la prima volta, indossava giubbotto di pelle, jeans, maglietta e stivali, e questo fu il suo abbigliamento fino a quando una ragazza lo costrinse a vestire una camicia ed un cappotto! Ricordo ancora quel giorno, lo vidi entrare in reparto cosi, era bello come sempre, ma non era lui. Presto il rapporto con quella ragazza terminò, e lui tornò a venire in reparto in jeans, giubbotto di pelle e maglietta… mancavano gli stivali!!
Angelì ad Enna fa friddu!! Gli dicevamo in tanti, ma lui era imperterrito, al limite una birra a fine giornata ci riscalda in inverno o ci rinfresca in estate.
A lui piaceva la musica (era un ragazzo rock), i motori, la birra o il whisky e le belle ragazze.
Le belle donne erano un cult della sua vita, un motivo di allegria e di racconti. Aveva assunto per molti di noi la dimensione di “colui che vorrei essere almeno per un giorno …” ma ci vuole il fisico!!
Poi incontra Sofia e quel ragazzo si trasforma nuovamente, compra una casa!!!
Ma come t’innamorasti? Finalmente ti sei messo la testa sulle spalle…
Ma lui l’ha sempre avuta la testa sulle spalle. Sapeva divertirsi e sapeva esagerare. Ma stavolta era diverso, li vedevo mano nella mano mentre cenavamo da Tommaso o invitati al matrimonio di Gianluca. Il destino purtroppo li ha voluti insieme mano nella mano anche nel più tragico dei finali.
Passione era un suo carma. Per lui l’ortopedia era una passione. Non poteva stare con le mani in mano. Un intervento, un calcolo di dimensioni di una protesi, poi a correre in ambulatorio dai suoi pazienti di Favara o Aragona. Un chirurgo eccezionale.
Quando arrivò ad Enna aveva 33 anni era un giovane proveniente dalla Toscana dove aveva avuto Maestri importanti del calibro di Indelli o Marcucci aveva frequentato Baldini e Pipino. Una settimana dopo il suo arrivo facevamo una protesi di ginocchio. Dopo avere iniziato l’incisione lo guardo gli dò il bisturi e gli dico: “Compà continua tu!!”
Emilia di fronte a me aveva fatto l’anestesia, mi guarda come per dire “ma sei pazzo?”. Io feci segno a tutti di stare tranquilli, ero sicuro di quello che facevo. Fece una protesi di ginocchio in meno di un ora con una pulizia chirurgica sbalorditiva. Ero felice, e anche Lui lo era, aveva riconosciuto di avere nelle mani una Ferrari. La sua sicurezza è diventata sempre più temprata.
Oggi lo piangiamo tutti! La nostra famiglia ortopedica i nostri amici e colleghi (I Gianluchi, Peppe, Luigi, Michele), i nostri specializzandi (Mirko, Rosario, Turi), i nostri infermieri e la nostra caposala, i nostri direttori e i dirigenti dell’azienda. Lo piange soprattutto la sua famiglia e i suoi amici. Per noi tutti è stato un onore passare delle giornate con te abbiamo imparato a dare la giusta importanza alle cose. Purtroppo nella vita non tutto è spiegabile, a noi non resta che accettare con pazienza ciò che ci viene riservato ogni giorno. Per me è andato via un amico, un pezzo del mio cuore.
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