Ringraziamento per l’assistenza ricevuta all’Ospedale Umberto I

La signora F.S. ringrazia medici e operatori sanitari di più reparti, a partire dalla Nefrologia, dell’Ospedale Umberto I per le cure e l’assistenza ricevuta: “Il dottor Restivo e il signor Lucio – così inizia la lettera della signora – rispettivamente, il primario di Nefrologia e il barelliere di Pronto Soccorso, sono la testimonianza di storie di incroci extraordinari.  Succede, purtroppo, di stare male e di avere bisogno di un ospedale. A me succede il 18 settembre 2023 mentre mi trovavo a Catania e lì, di presìdi di Pronto Soccorso, di certo ne avrei trovati parecchi ma… Si sa, quando pensi che la situazione possa essere molto difficile da affrontare, vuoi farlo nella tua città, per quel senso di ancestrale attaccamento che tutti noi, chi più chi meno palesemente, proviamo. Ed è così che stremata nel corpo e nello spirito, approdo al PS di Enna. La prima impressione turba, c’e poco da fare. Una miriade di gente in attesa di risposta, medici e infermieri che si sdoppiano per rispondere in tempi più brevi possibili alle emergenze, pazienti stanchi, sconfortati e accalcati in ogni angolo. Sofferenza, malattia, dolore e, in questo scenario in cui si prova a fare molto con davvero molto poco, ci sono le persone, c’è l’umanità di chi va oltre il proprio lavoro e si ritrova uomo, si ritrova umano. Il signor Lucio è il barelliere del PS di Enna che quella sera mi ha accompagnata a fare i primi accertamenti in Radiologia. Il signor Lucio è rimasto in attesa che io li finissi i controlli perché mi aveva vista spaventata e non mi voleva lasciare sola, parla di me con il medico, il tecnico e i suoi colleghi e tutti loro mi ricoprono di attenzioni. Il signor Lucio l’indomani viene a trovarmi, dicendomi che per 2 giorni non ci sarebbe stato ma che avrebbe pregato per me e mi avrebbe pensata. Trascorre qualche giorno e, nel frattempo, dopo le prime cure immediate per tamponare una situazione abbastanza compromessa, arrivano i medici di nefrologia per una consulenza. Dottore Restivo, dottoressa Cannarozzo, dottor Salemi, dottoressa Ferrara che, ai miei occhi impauriti, apparivano più una squadra punitiva che un’ancora di salvezza. Paziente difficile, brutta diagnosi, prognosi poco favorevole, l’iter consigliabile, il più semplice, sarebbe stato quello di dirmi andare fuori subito, di cercare un centro di riferimento e invece no, invece la prima cosa da fare è sistemare i parametri vitali compromessi e allora il ricovero in nefrologia. Ed è lì , proprio lì, in quel reparto, in quella stanza di ospedale che ho avuto il privilegio di conoscere persone straordinarie, uomini e donne che non si fermano mai, medici competenti e preparati in continua formazione, sanitari attenti e scrupolosi, menti, anime, cuori e passione che fanno del loro lavoro una missione.  Questa squadra è capitanata dal dottore Giuseppe Restivo e, quando utilizzo il termine capitano è proprio perché lui è tale e lo è sempre. In veste ufficiale, costretto a notizie non proprio confortanti e, quando quei panni li sveste per trasformarsi in amico e parente gentile e dirmi, stringendomi la mano, che ce l’avrei fatta, che ce l’avremmo fatta.  E il plurale è obbligo perché io, da subito, ho capito e sentito di non essere più  sola nella lotta ma di giocare in squadra e in una forte per di più. Si sono fatti carico di me e del mio problema a 360 gradi, consultando altri ospedali e altri reparti. Oncologia e terapia del dolore in primis passando per medicina nucleare, tutti attivi, attenti, incredibilmente competenti e sul pezzo e, anche quando sono stata trasferita a Catania, io lì non ero sola perché loro erano in contatto diretto con i colleghi e, oltre a portare con me concretamente un accesso venoso, durato 20 gg, che mi ha risparmiato 20 trivellazioni, sapere di avere loro a farmi da paracolpi e scudo, ha significato mantenere lucidità e un minimo di serenità che in certi momenti di scontato non ha nulla. E in più, fatemi peccare di campanilismo ma, sentire dire agli omologhi catanesi, primari luminari e professori universitari, quanto avessero trovato bravi e scrupolosi i medici di Enna mi ha inorgoglita non poco. Credo di essermi dilungata troppo, il problema in cui si può incappare quando il letto è tuo compagno di giornate ma, devo per forza esprimere la mia gratitudine, sincera profonda, infinita al reparto di nefrologia.A tutti i medici, gli inferimieri, gli OSS, gli OSA. A tutti loro, per avermi accolta, curata, confortata, nel corpo e nello spirito, per ogni carezza, per ogni parola, per ogni attenzione non dovuta e non scontata, per aver fatto davvero la differenza in quei giorni terribili di incertezza e di dolore, per essere stati più di quello che si potrebbe mai pensare e sperare. Grazie, grazie di cuore a tutti voi.”

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